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Grazie Diego di questa opportunità.

Essere conosciuto nel mondo come il più grande calciatore di talento che il calcio abbia mai avuto è cosa rara, bellissima ma a suo tempo anche ingombrante.

Quando ti accorgi che uno sportivo si trasforma in un mito? 

Accade in un pomeriggio di giugno, i primi caldi e la voglia di correre appresso ad un pallone che si manifesta in ogni secondo.
La borsa preparata di fretta con dentro solo i sogni, perché quello che serve lo si ha addosso, maglietta e scarpini compresi.
L’autobus pieno ed il pallone in mano.
I saluti e la voglia di correre appena arrivati.
Si sente il sole addosso e dentro il pensiero che puoi fare ogni cosa.

Dribling.
Finte.
Tiri.
Ti senti invincibile come il talento che hai dentro.

Il talento.
Meraviglia di ognuno di quei ragazzini e di quelle ragazzine.
Meravigliosa scoperta ogni volta che lo scorgi.
Il talento va scoperto, preservato, gli va dato spazio.
Come alla persona.

Palla sul piede sinistro, che la accarezza.
Palla trascinata dalla suola.
Palla stretta tra due scarpini.
Palla che vola.
Palla che scavalca l’avversario amico di sempre.
Palla tua amica.
Palla a cui trasferire tutto il talento con un calcio.
Palla che si libra in aria e accarezza la rete.

Pallonetto, stop, tiro, gol.

E’ li che accade.

“A’ rega’ è arrivato Maradona

Il talento si fa persona.
L’atleta si fa mito.
Non un “bravo”, non un “grande”, non un “che spettacolo”.

Non un aggettivo ma l’aggettivo.

Per un istante chi guardava ha visto Maradona, nelle gesta di un giovane atleta, non sapendo che in quell’istante stava guardando il talento.
Il talento di Francesco, di Sara, di Patrizia, di Arthur.

Il talento di un calciatore o calciatrice che in quel momento per esprimerlo meglio prendeva il nome del mito.
Anzi andava oltre.

“Ammazza che gol, manco Maradona

E Diego?

Non ci scordiamo di Diego.
Diego è importante altrettanto come Maradona.

Diego sta sotto quella maglia azzurra della città del sole, lo stesso sole che riempie le strisce di bianco e di azzurro della maglia della sua nazione.
Diego corre, suda, esulta, piange e ride sia con la maglia che senza.
Diego quell’azzurro che aveva addosso lo aveva anche senza maglia.

La sua pelle azzurra.

Ricordiamo Maradona ma non scordiamoci di Diego.

Perché Maradona ci ha raccontato dove può portare il talento, e Diego ha fatto lo stesso.
Abbiamo l’onere e l’onore di preservare la persona oltre l’atleta.
Di preserva Diego oltre Maradona.
Di sostenere come alleati entrambi.
Di migliorare la performance e di far crescere la persona nella sua vita.

Abbiamo la fortuna di avere questa grande opportunità e questa profonda responsabilità.

Prendendo a prestito le parole di un grande principe partenopeo:

“È la somma che fa’ il totale”

Grazie Diego di avercelo ricordato.

LA PELLE AZZURRA